Ha stretto un particolare legame con il Sol levante disegnando gioielli la cui modernità, a ben guardare, è uno strabiliante ritrovo di memorie, molto lontane geograficamente eppure universali perché ha caricato di simbolismo la centralità estetica.
Coerente con le proprie scelte, fa parlare lo stesso linguaggio anche alla “Collezione Kanji”, i cui segni grafici si ispirano ai caratteri della scrittura giapponese. Per essa ha selezionato i più eloquenti ideogrammi: AMORE, FORTUNA, AMICIZIA e MAMMA e li ha trasformati in ciò che prima non erano, ovvero, in elementi di design, per le coppie di orecchini, che ora giocano in quel formato mini che si adatta ad ogni occasione con estrema facilità, e che propone a lobo o a cerchio, forti di quella tipica asimmetria che caratterizza il brand – un kanji da un lato e dall’altro un bambù).
Un’eleganza diversa che investe anche i bracciali rigidi a schiava e i pendenti, legati a catene o a nastrini portabili pure in versione choker con quel piglio velatamente gotico-romantico.
Nei materiali ritornano il plex, l’ottone galvanizzato, le pietre colorate, le perle e la seta degli antichi Kimono giapponesi.